Tarantino e la violenza

Questo è un fatto: oggi le nostre sale cinematografiche proiettano un certo numero di film che mettono in scena spettacoli sempre più violenti. Potremmo citare, ad esempio, la saga di Saw - L’enigmista che fa furore presso il pubblico adolescente.
Questi film mostrano scene di torture sia fisiche che psicologiche e la maggior parte di queste pellicole sono, del resto, vietate ai minori.
Un altro nome compare spesso nel corso delle conversazioni su cinema e violenza: Quentin Tarantino.
Spargimenti di sangue, massacri efferati, colpi d’arma da fuoco, stupri… tutti questi temi e queste immagini vengono ripresi nei suoi film.
La violenza sembra proprio essere il leitmotiv di questo regista. Ma esistono diverse forme di violenza. Potremmo notare che numerosi film, del resto, mostrano qualsiasi cosa: Esplosioni, sparatorie, anche violenza verbale… tutto questo caratterizza buona parte dei film d’azione americani. Molte persone gridano allo scandalo di fronte a Pulp Fiction, film di Tarantino premiato con la Palma d’Oro al Festival di Cannes del 1994; salvo poi lasciare che i loro figli adolescenti, così come i figli più piccoli, guardino film come Independence Day o la saga di Die Hard.

Ma quale ruolo ha la violenza nei film di Quentin Tarantino??

Prima di lanciarci nell’analisi approfondita dell’arte e dei film di Tarantino, ci occuperemo dell’uomo.
Quentin Tarantino è cresciuto a Los Angeles. Ha passato metà della sua infanzia frequentando un cinema di quartiere che proiettava principalmente film di kung-fu o pellicole considerate “di serie B”. Queste ultime sono film con un budget relativamente basso, la cui trama si svolge prevalentemente in un’atmosfera alquanto malsana. Sin da piccolo è quindi cresciuto in un universo cinematograficamente violento, tanto da vedere in sala, all’età di nove anni, il crudo Délivrance, infischiandosene del fatto che fosse vietato ai minori di 12 anni. Questo spiega ampiamente l’eccesso di brutalità che caratterizza i suoi film; d’altronde, quando un giornalista critica la barbarie rappresentata in Kill Bill, Tarantino risponde:«Certo che Kill Bill è violento. Si tratta di un film di Tarantino. Voi non andreste mai a un concerto dei Metallica per poi domandargli di abbassare la musica».
In questo articolo analizzeremo alcune scene dei suoi film, in modo da poterne determinare un grado relativo di violenza. A tale proposito, un dettaglio ricorrente, molto rappresentativo del suo stile, è il sangue.

Il Sangue

Il sangue è praticamente il marchio di fabbrica di Tarantino. Tutti ricordiamo i litri di emoglobina rossa fluorescente che compaiono in Kill Bill, Pulp Fiction o Le Iene.
Analizzeremo ora, basandoci su alcune scene, il ruolo svolto dal sangue nella violenza di questi film.
Dopo la scena d’inizio delle Iene, in cui diversi protagonisti discutono, nella più assoluta tranquillità, attorno alla colazione, nella seconda scena veniamo sprofondati in un’atmosfera pesante. La musica di sottofondo, “Little Green Bag”, lascia spazio alle urla di dolore di Mr. Orange. Lo vediamo successivamente sul sedile posteriore di un’automobile, impregnato del proprio sangue; nel sedile di fronte, Mr. White guida a tutta velocità per sfuggire alle volanti della polizia.
Ma questo sangue, come si vede nell’immagine descritta sopra, è assolutamente finto. È particolarmente liquido e il suo colore non è affatto naturale, avendo una colorazione molto più chiara e vivace di quella dell’emoglobina naturale, al punto da risultare, in certe sequenze, quasi rosso fluorescente.
Molti degli spargimenti di sangue di buona parte dei suoi film sono esagerati. L’esempio più evidente resta la scena del massacro della Villa Blu, nel film Kill Bill Vol. 1. Preda di una furia vendicatrice, La Sposa, protagonista della vicenda, taglia a forza di braccia gli arti e le teste di una trentina di Yakuza; tuttavia, ciò che cattura l’attenzione non è tanto la prodezza combattiva in sé, quanto, per l’appunto, il sangue che schizza. Le proporzioni sono smisurate; delle autentiche fontane di emoglobina, getti a pressione di liquido rosso fluorescente (si pensi anche alla scena di decapitazione del Boss Tanaka).
In occasione dell’anteprima di Pulp Fiction una spettatrice è svenuta. Quando lo è venuto a sapere, Tarantino ha dichiarato:«il film ha raggiunto il suo scopo! È troppo intenso per l’essere umano! Tocca il cuore della gente al punto di fermarlo… Questo è cinema!»
Tuttavia la violenza nei suoi film non è mai troppo brutale, ma si accompagna sempre (o almeno per la maggior parte del tempo) ad altri elementi volti a tranquillizzare lo spettatore. Questi elementi possono essere caratterizzati da una presa in giro, o anche da un suggerimento della violenza.
In Pulp Fiction possiamo vedere tre uomini mentre discutono tranquillamente in un’automobile. Vincent Vega si gira per fare una domanda a Marvin, ma gli spara accidentalmente in testa.
Schizzi di sangue e cervello si spargono nel retro dell’automobile facendo si che la morte di un individuo viene completamente banalizzata dalla svolta comica che prende la scena.
La reazione dei personaggi non può che far divertire o, quantomeno, non sciocca lo spettatore, evitando così di abbandonarlo in un’atmosfera morbosa.
Lo spettatore si domanda improvvisamente come faranno i due eroi a uscire da quella situazione, senza interrogarsi sulla sorte della vittima innocente.
Allo stesso modo, anche in Kill Bill la violenza viene fortemente ironizzata; gli schizzi irreali di sangue hanno il solo scopo di rassicurare lo spettatore, ricordandogli che si tratta di una finzione; che non c’è niente di reale, si tratta solo di un racconto. Tarantino dichiara che è un omaggio ai cartoni animati. È lo stesso modo di rappresentare la violenza.
Nessuno andrebbe a lamentarsi alla Warner Bros per le scene in cui il Coyote precipita dalla cima di una falesia e finisce schiacciato da un treno, dopo essere stato rinchiuso in un cannone umano. Questa è la stessa visione delle cose che Quentin Tarantino presenta in Kill Bill.
In occasione di una scena di Death Proof il regista si diverte a testare l’effetto inverso.
Una giovane donna perde la gamba in un incidente automobilistico senza versare nemmeno una goccia di sangue; la gamba ricade al suolo. La sequenza dura abbastanza a lungo da permettere allo spettatore di rendersi conto che la gamba è finta. Ancora una volta il regista ci richiama alla realtà, come a dire:«È solo uno scherzo, non è reale».
Da queste scene possiamo farcene un’idea: non vediamo nulla.
Il campo di visuale della cinepresa si allontana dalla scena di tortura.
Quentin Tarantino si giustifica: « Rimproveriamo al film la sua violenza. Io lo prendo come un complimento perché so che il film non è particolarmente violento. Il film ci sembra molto più violento di quanto non lo sia in realtà. Un giorno De Palma ha detto: “se filmiamo troppo bene la violenza ce lo rimproverano.” Nessuno se la prende con i film scadenti, non è vero? In un certo senso, ciò è lusinghiero.
Le Iene, in particolare, è un film molto parlato. Ci sono tre scene di violenza, per il resto del tempo i personaggi discutono; mentre l’atto più violento non si vede sullo schermo. Quindi, grazie del complimento.»

 

Si ringrazia Manu per la traduzione dell'articolo.